Il vaccino, pomo della discordia

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Nel bel mezzo di una pandemia mondiale addirittura un vaccino, rimedio salvifico contro il virus che ha messo in ginocchio il mondo intero, diventa motivo di discriminazione e pomo della discordia a livello nazionale ed internazionale.

Negli ultimi giorni si sono susseguiti eventi di per sé slegati che però di fondo hanno un denominatore comune: la discriminazione e la legge del più forte. Partiamo dal piccolo, dunque dall’Italia e dalla Regione Campania. Vista la scarsità di dosi pervenute nel nostro Paese e dopo il “disastro” Astrazeneca, rifiutato da molti per timore degli effetti collaterali verificatisi, il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) ha diffuso una Raccomandazione in cui si consiglia di somministrare la seconda dose non più ogni 21 e 28 giorni (nei casi di Pfizer e Moderna, rispettivamente), ma di allungare questo periodo fino a 42 giorni. La circolare del Ministero della salute recita: “La somministrazione della seconda dose entro i 42 giorni dalla prima non inficia l’efficacia della risposta immunitaria. La prima somministrazione di entrambi i vaccini a mRna conferisce già efficace protezione rispetto allo sviluppo di patologia Covid-19 grave in un’elevata percentuale di casi (maggiore dell’80%)”. La motivazione dietro questa decisione risiede nella scelta di vaccinare quante più persone possibile, almeno con la prima dose, essendoci categorie a rischio che ancora non hanno potuto ricevere la prima dose di vaccino. Sebbene questa decisione possa essere condivisibile, è impossibile escludere che continui cambi di rotta e di istruzioni da parte del CTS e del Ministero della Salute generino confusione e disorientamento.

Non si capisce, poi, come sia possibile che la Regione Campania continui a proseguire su binari a sé stanti. Il 6 maggio scorso, il Presidente Vincenzo De Luca ha emesso un’ordinanza, la n. 17, con la quale ha dato disposizioni per emettere la card di avvenuta vaccinazione, che dovrebbe servire a far diminuire le restrizioni all’accesso a spettacoli, hotel, ristoranti, addirittura matrimoni, per coloro che hanno ricevuto anche la seconda dose di vaccino. Incostituzionale, direbbero alcuni. Totalmente discriminatorio, direbbero altri. La verità è che questa decisione sarebbe comprensibile, se allo stesso tempo venissero garantiti gratuitamente agli “altri” dispositivi di rilevazione come tamponi rapidi o test sierologici istantanei  all’ingresso di questi circuiti.

Ma non è di certo la prima volta che il Presidente della Regione Campania prende iniziative in perfetta solitudine, non in linea con le disposizioni governative. Pochi giorni fa, con tempi record, sono stati vaccinati tutti gli abitanti dell’isola di Procida, senza differenze d’età, per renderla la prima isola italiana Covid-free. Rifacendosi al modello greco, nonostante il parere contrario del governo, De Luca ha proseguito e completerà nelle prossime settimane la campagna di vaccinazione anche nelle altre due isole del golfo, Ischia e Capri. Le critiche e le proteste sono state moltissime, perché ci si chiede giustamente come sia possibile che, ignorando totalmente qualsiasi differenza per fasce d’età, con ancora molti  70enni ed ultra 80enni da vaccinare, ci si sia preoccupati delle isole. Certo, per il turismo e per l’economia, ma nella scala delle priorità dovrebbe esserci la salute non l’economia. “É un circolo vizioso”, direbbe qualcuno, perché senza la ripartenza dell’economia, non si guadagna, le persone finiscono sul lastrico, mancano i soldi per la salute e così via. Ma le disposizioni delle istituzioni non dovrebbero in alcun modo generare differenze o discriminazioni nell’accesso ad un diritto fondamentale come il diritto alla salute e, se si è scelto di vaccinare le persone per fasce d’età cercando di tutelare in primis i più deboli e i più fragili, bisognerebbe completare la vaccinazione di queste categorie e solo successivamente procedere alle vaccinazioni dei più giovani, magari anche coloro che vivono a Procida, Capri o ad Ischia ma allo stesso modo di quelli che vivono a San Martino Valle Caudina o nell’entroterra del beneventano. La geografia in questo caso non dovrebbe entrarci.

E non si può né si deve far passare per normale una decisione così discriminante. Ma del resto, perché sorprendersi se il nostro Paese e la stessa Unione Europea che fino a pochi giorni fa continuava a stare in silenzio sugli accordi con le Big Pharma, ora, improvvisamente, dopo l’annuncio di Joe Biden di voler liberalizzare i brevetti, hanno fatto dichiarazioni sulla necessità che il vaccino sia un bene accessibile all’intera umanità. Sono esattamente questo continuo cambio di rotta, queste criptiche decisioni che hanno creato una distanza sempre maggiore tra istituzioni e cittadini e soprattutto nelle nuove generazioni. Ci sono battaglie che vengono portate avanti silenziosamente per i diritti, per un accesso equo agli stessi, che vengono calpestati o nel migliore dei casi lasciati nell’oblio, e che poi improvvisamente diventano cavallo di battaglia di piccoli caudilli o grandi burocrati per guadagnare più consensi o far ripartire l’economia. Ed è proprio in questa contraddizione che la giustizia sociale muore ogni giorno un po’ di più.

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