Diario di un “sorvegliato” in attesa di vaccinazione: 26 marzo 2021

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Notti insonni. Quando dico a mia moglie che non ho chiuso occhio per tutta la notte, non mi crede: dice che mi ha sentito russare. Le rispondo che fingevo per rassicurarla, visto che negli ultimi tempi capita spesso. Le mie inquietudini notturne non dipendono però dal Covid a cui bene o male ci siamo abituati anche se con le sue brave varianti ci movimenta un po’ troppo la vita.

L’ansia nasce dalla constatazione che il governo Draghi è l’ultima spiaggia: dopo ci sono solo gli scogli, irti di pericoli. Quanto durerà questo Governo? Almeno, ci dicono, fino all’elezione del Presidente della Repubblica, fissata per il febbraio 2022. Il semestre bianco, periodo durante il quale il Presidente non può sciogliere le Camere, inizia dunque nel prossimo mese di settembre. Cinque mesi ci dividono da quella data, superata la quale il governo Draghi avrebbe buone possibilità di portare a termine la sua missione liberando poi il premier per proporlo alla massima carica dello Stato, che toccherebbe proprio a lui perché, nell’opinione comune, è il presidente “in pectore”. Ma nel “pectore” di chi? Certamente in quello della sinistra, mentre nella destra Draghi ha una collocazione molto mobile: percorrendo un po’ tutto il corpo va infine a sistemarsi nei pressi dello stomaco della destra, sovranista e non.

Ora, ho fatto osservare a mia moglie, si dà il caso che Berlusconi, Salvini e Meloni sanno che una destra unita supererà comodamente alle prossime elezioni il 50%; già gli attuali sondaggi fanno registrare la crescita di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, quest’ultima gratificata in extremis da Draghi con ben tre ministeri: il prossimo sondaggio ci mostrerà probabilmente anche un recupero della Lega che, sia pure in termini inferiori alla sua richiesta, ha portato a casa la “pace fiscale”, sua fondamentale bandiera identitaria e Salvini non ha mai smesso di lavorare ai fianchi il Governo con l’aiuto della stampa “amica” (Il Giornale, Libero e La Verità). Insomma, un capitale di consensi che dovrebbe essere speso nel 2023, alla scadenza della legislatura in corso.

Ma non è detto che ci si arrivi senza sorprese. Fino ad allora si offrono ulteriori occasioni per incrementare il vantaggio elettorale della destra. Una di queste, la più ghiotta, potrebbe essere la riforma fiscale che Draghi intende impostare in senso progressivo, cioè l’esatto contrario della flat tax tanto cara a tutti e tre i partiti di destra. Chi ci assicura che, chiamati a votare una riforma indigesta al proprio elettorato, Lega e Forza Italia non escano dalla maggioranza che sostiene il Governo Draghi? Una mossa del genere avrebbe una resa decisiva in termini di consenso e ricostruirebbe nel contempo il blocco di destra.

E ce la sentiamo di escludere l’ipotesi più catastrofica? Se questa circostanza dovesse capitare prima del semestre bianco, cioè prima di settembre, niente vieta di pensare che l’uscita dalla maggioranza dei due partiti di destra potrebbe portare addirittura alla caduta del Governo Draghi. Non dimentichiamo infatti che nell’attuale Senato della Repubblica siede, quando non è in giro all’estero per conferenze ben remunerate, un distributore automatico di mele avvelenate che ama far cadere i governi da lui stesso suggeriti: un vezzo irrefrenabile! Defenestrando Draghi, Renzi metterebbe a segno il suo terzo regicidio dando nel contempo una gioiosa ripassata alle sue precedenti vittime, Letta e Conte. La cosa è solo apparentemente inverosimile: se si considera la dimensione cosmica dell’ambizione di Renzi, è immaginabile che riveli la sua vera natura andando finalmente ad occupare lo spazio politico che gli è stato sempre congeniale, con lo scopo di destituire sia Salvini che la Meloni e diventando lui stesso, finalmente, il sovrano dei sovranisti. (anche se di sovranismo non si parlerà più dal momento in cui la destra unita diventerà tutta, convintamente e repentinamente, europeista almeno fin quando ci saranno da incassare i miliardi dell’UE). Ma Renzi ne resterebbe, nelle sue fantasie, il “dominus” e da quella posizione potrebbe invitare in Italia Bin Salman a fare qualche conferenza, che so, sulle avanguardie artistiche del primo Novecento. Gratuitamente, si intende: i soldi sono soldi e poi Bin Salman ne possiede a barilate.

Con questi pensieri che vagano per la testa proiettando ombre nefaste sul futuro, credetemi, è difficile prendere sonno. Ma mia moglie ha considerato impossibili questi scenari: per tranquillizzarmi mi ha detto: “Stai sereno”.

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