Il ritorno della Balena bianca

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La ritualità consolida i rapporti tra i componenti di una comunità, rafforza i legami tra chi dà ordini e chi li deve eseguire, legittima la necessità del rispetto di regole comuni e tanto altro ancora. Ma… esiste un ma: la ritualità si fonda sul comune riconoscimento di una autorità terza, esterna e superiore e senza il suo riconoscimento le parole del capo e la fede degli affiliati perdono di forza e di potenza. Per questo, per quanto ci si forzi da secoli, è difficile proporre una ritualità laica, in un rapporto tra pari. È questo in fondo il grande vuoto che la modernità, il laicismo, i movimenti politici e sociali nati, cresciuti e poi dissoltisi nei due e più secoli di industrializzazione non hanno saputo colmare.

Guardando al solo secolo scorso, quando ci hanno provato, hanno creato forme goffe, a volte inquietanti, la croce uncinata, la superiorità di una razza, il sol dell’avvenire, il saluto romano o il pugno chiuso, il canto collettivo di inni, lo sventolare di bandiere, le grandi parate, sostituendo al divino il culto della personalità del leader, Mussolini, Hitler, Stalin ecc. Di questo Enrico Letta ne era e ne è pienamente consapevole. Come comprendere allora il suo ritorno da un esilio poco volontario, un esilio dorato nella splendida e multiculturale Parigi, nel cuore dell’Europa colta e laica, al grigiore delle stanze romane, alla direzione di quel partito che si vanta di aver contribuito a far nascere, il Partito Democratico (PD)?

Certo non si è spacciato come un leader acclamato dal suo “popolo”. È stato mesto e, come un buon parroco, ha trasformato l’assemblea che ha ratificato la scelta del conclave dei massimi prelati che lo hanno richiamato dall’esilio, in una ambigua messa prepasquale, dove si celebra una morte e si attende la resurrezione. Il suo intervento è stato una predica, un invito ai buoni sentimenti, un invito a riconoscere i propri peccati e a pentirsene. “Fate che i giovani vengano a me” e, se proprio non ce la fanno, andiamo a pescarli tra i più piccoli e ancora incontaminati, andiamo dai sedicenni. “Abbiamo bisogno di persone nuove”, ma le ho trovate all’estero, esuli come me e li riporterò in Patria. Noi abbiamo sbagliato, siamo stati troppo partito di governo, ma noi siamo il partito stato, noi siamo la democrazia, noi citiamo il Papa legittimamente, noi abbiamo scelto il nostro massimo sacerdote a cui provvisoriamente abbiamo affidato le sorti del Paese e noi dobbiamo tornare, come ai tempi dei miei maestri democristiani, quelli che riusciranno a tenere tutti insieme. In tanti hanno lasciato il partito ma bisogna lavorare per farli ritornare nella casa madre dove tutte le contraddizioni possono essere risolte: Speranza, Fratoianni oltre che ovviamente Renzi e tanti altri che sono entrati e usciti troppo velocemente.

Insomma la sua è stata l’estrema unzione della sinistra e della democrazia libertaria e dinamica. Non invita le donne a combattere per i loro diritti e non assicura loro l’appoggio del partito, ma promette che il partito aprirà, sotto la sua direzione, le porte alle donne. Conflitto capitale/lavoro? Anatema che non si cita nemmeno in un luogo sacro. Conflitti tra la corsa al profitto e il rispetto dei diritti umani? Ci sono i buoni e i cattivi, ma non è utile parlarne ora, anzi cancelliamo. Ma i braccianti, gli operai, i migranti che scappano da guerra e sfruttamento? Non discutiamo di questo, evitiamo un confronto che potrebbe degenerare in conflitto. Superiamo ogni discussione divisiva: è italiano chi nasce in Italia. In fondo è qui in Italia che i suoi mentori hanno inventato la Democrazia Cristiana, che ha gestito conflitto e governo in una dinamica che ha consentito dal dopoguerra ad oggi la crescita economica e sociale del Paese.

Il ritorno di Letta appare come il ritorno della Balena bianca, ma in una versione elitaria. In questo lui stesso è apparso poco convinto nel richiamo all’altro Enrico, Berlinguer. In pochi mesi si sono susseguiti una serie di eventi che oggi nel loro svolgersi ci sembrano collegati: il capitombolo di Giuseppe Conte grazie a Renzi, il governo affidato a Draghi con appoggio della Lega e del Movimento 5 stelle, la segreteria del PD affidata a Letta, che proprio a quel governo rivendica l’appartenenza.

Che sta succedendo nell’oscuro e poco trasparente mondo del potere in Italia, in Europa, nel mondo occidentale dei paesi ricchi? Un potere che se la canta e se la suona, che passa dal rigore all’elargizione di sussidi decidendo da solo, con la presunzione dell’autosufficienza. Siamo alla legittimazione dell’investitura dall’alto? Il voto, la partecipazione, il conflitto tra interessi contrapposti, tra il profitto e il rispetto dei diritti delle persone, la ricerca di mediazioni attraverso la contrattazione sociale, economica, politica, la distribuzione e condivisione del potere decisionale, la nascita e la crescita di una classe dirigente espressione di movimenti reali e non più nominata e cooptata dalle vecchie generazioni, sono prospettive ancora aperte? In questi anni si è discusso molto su come si sia ormai bloccato l’ascensore sociale, la possibilità delle persone nate e cresciute da famiglie con reddito e posizione sociale modesta di far valere le competenze e le capacità acquisite. Un ascensore che in verità in Italia non ha mai funzionato alla perfezione, e in molti casi si sono create dinamiche illusorie, ma da cui dipende il futuro di ogni sistema democratico. Sono questioni queste sulle quali va aperta una nuova fase di ricerca, di osservazione e di azione politica e sociale. 

1 commento su “Il ritorno della Balena bianca”

  1. Maddalena Marselli

    Non ci possiamo aspettare che nel PD si discuta di problemi delle donne, del capitale/lavoro e di altri argomenti della sinistra e della democrazia libertaria e dinamica perchè il PD non è partito di sinistra. Dobbiamo solo aspettarci che nel panorama attuale della politica italiana il PD, in grado di bilanciare le intemerate della destra, proponga azioni di governo efficace per il Paese

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