“Per correr miglior acque …”

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Il Presidente Mattarella riceve Mario Draghi al Quirinale (Fonte: https://www.quirinale.it/)

Lasciando ai politologi e alla stampa specializzata le analisi più approfondite e più “tecniche” sulle caratteristiche di partenza del neonato governo Draghi, qualche osservazione a caldo può essere avanzata col semplice scopo di offrire ulteriori spunti di riflessione.

Al primo sguardo risulta evidente che Draghi, riservando lo sviluppo digitale e quello ecologico a due tecnici, estranei ai partiti, ha di fatto istituito qualcosa di molto simile alla cabina di regia immaginata da Conte, non gradita dal PD e contestata apertamente da Renzi. Vedremo se sarà così.

Proprio a proposito di Renzi non si può non osservare che la sponsorizzazione di Draghi, da lui furbescamente rivendicata, non è stata adeguatamente ricambiata: nel governo Draghi entra, anzi rientra nello stesso dicastero, la sola Bonetti mentre restano fuori i fidati Rosato e Faraone e le fidatissime Boschi e Bellanova. Sembra quindi che Renzi non potrà vantare su questo fronte alcun successo personale da poter spendere in termini elettorali. D’altra parte l’ingresso della Lega nella maggioranza la allarga al punto di rendere Italia Viva irrilevante: una volta tanto lo stratega Renzi sarà privato di ogni potere di ricatto.

Quanto alla Lega, l’affidamento a Giorgetti, legato a Draghi da reciproca stima, di un ministero “pesante” espone il partito a frizioni interne tra la nascente ala governista e l’anima sovranista ancora dominante: al momento possiamo solo sottolineare che Salvini non ha perso neanche un minuto per criticare la scelta di Draghi in ordine alla riconferma della Lamorgese e di Speranza, giudicando negativamente il loro operato ed augurandosi da subito un cambio di passo.

Ed infine come sottacere il trattamento di favore (tre dicasteri) riservato da Draghi a Forza Italia, cioè alla quarta gamba su cui poggia la cosiddetta maggioranza “Ursula”? Così facendo Draghi ha blindato il governo perché è difficile immaginare che, in caso di abbandono prematuro della maggioranza da parte della Lega, Forza Italia la seguirebbe supinamente.

Un’ultima osservazione, improbabile alla luce del proclamato abbandono della vita politica da parte di Di Battista, riguarda la collocazione all’opposizione di una possibile frangia di dissenzienti dal M5S: riuscirebbe, e in che modo, a distinguersi dall’opposizione di destra lasciata alla Meloni? Questi dissidenti hanno già sostenuto il primo governo Conte tollerando senza battere ciglio la compagnia dei sovranisti della Lega: perché dovrebbero avere preclusioni verso Fratelli d’Italia?

Dispiace infine il sacrificio di Gualtieri del quale speriamo di non sentire la mancanza, sia per la correttezza che per il tratto umano: vogliamo sperare che non lo si debba rimpiangere anche per la competenza dimostrata nella felice conduzione delle trattative con l’UE.

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