Diario di un “sorvegliato speciale”: 4 dicembre

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Viviamo in un parco lontano dal traffico, piuttosto riservato e quindi molto silenzioso. Circostanza gradevole ed anche utile. Al mattino ci si sveglia col cane delle 7.30 o, se lo perdiamo, con quello delle 8. Si tratta di animali molto garbati che abbaiano forte ma per pochi secondi. Sono ben addestrati perché rispettano anche l’ora legale, diversamente dal gallo che canta sempre, ignaro e obsoleto, allo spuntar del sole. Tempo fa un cane ci svegliò alle 5 del mattino: scoprimmo poi che era un ospite temporaneo ma ce ne saremmo dovuti accorgere subito dalla “suoneria”, molto diversa da quella cui ci hanno abituati i nostri cani. Dei quali peraltro non conosciamo la razza mentre possiamo assicurare che i padroni di alcuni di loro sono degli autentici bastardi, perché trascurano sistematicamente di recuperare le deiezioni solide delle loro incolpevoli bestiole.

Ma il silenzio ha anche i suoi svantaggi e, quando si associa ai tramezzi di cartapesta tra un appartamento e l’altro, può causare problemi seri. Pur non volendo siamo ormai a conoscenza di molte delle vicende, delle abitudini e dei battibecchi dei vicini con cui confiniamo, una coppia di diversamente giovani come me e mia moglie. Talvolta la cosa può essere anche simpatica, ma devi essere consapevole che anche tu sei regolarmente auscultato. In primo momento avevamo qualche scrupolo ad ascoltare i loro colloqui e quindi misuravamo anche i nostri ma un po’ alla volta ci siamo resi conto che la cosa era insostenibile e lo stesso deve essere successo anche a loro. Fatto sta che oggi si è creata quasi una convivenza se non fosse che le cose riservate ce le diciamo a bassa voce, a volte quasi un sussurro con aria da cospiratori.

Per fortuna il tramezzo in comune non riguarda né la loro né la nostra camera da letto: sapere che i tuoi sempre più rari tentativi notturni (malgrado i numerosi lustri di matrimonio mia moglie ed io dormiamo ancora a reti unificate) possono suscitare moti di ilarità più o meno trattenuta nei tuoi vicini potrebbe essere fatale.

Escluse dunque le camere da letto e i servizi igienici, gran parte della casa è acusticamente permeabile. Ne conseguono episodi degni di nota. Il più simpatico discende dalla mia tecnica di ripulitura dei vecchi 33 giri che per anni ho acquisto nei mercatini dell’usato nell’era pre-Covid. Il procedimento è un adattamento artigianale di un dispositivo altrimenti molto costoso e si conclude con la rimozione delle impurità dai solchi mediante aspirazione col classico “Folletto”.

Per chi sente in funzione il Folletto e non ne conosce l’insolito scopo cui è adibito la spiegazione più ovvia è che lo si stia usando per pulire i pavimenti. Ed è quello che devono aver pensato i miei vicini. E si dà inoltre il caso che io svolgessi questa rumorosa attività quando mia moglie era appena uscita e prima che rientrasse. Questa particolare circostanza mi aveva collocato, agli occhi dei miei vicini, in una posizione speciale ma ambivalente: per la moglie assurgevo al ruolo di marito modello, che aiuta la moglie senza farglielo pesare, quasi di nascosto. Per il marito, che raramente ho incontrato con la borsa della spesa, dovevo essere invece qualcosa di molto somigliante ad uno scendiletto e la cosa traspariva dalla punta di commiserazione che leggo nel suo saluto quando ci incrociamo. Per fortuna mia moglie, che ho messo al corrente dei fatti, trova la faccenda molto divertente e qualche volta ci diamo dentro: la aiuto con ostentazione a stendere i panni bagnati fuori al balcone al passaggio del mio vicino o di sua moglie o, meglio ancora, di entrambi.

Ultimamente un nuovo tassello si è aggiunto a questa commedia degli equivoci. Da quando i nostri figli ci hanno fatto dono di quel dispositivo malefico di nome Alexa, ho letto negli occhi del mio vicino un’ansia, un sospetto. Per chi non lo sapesse (ma ormai chi non lo sa?), Alexa esegue una serie di operazioni telematiche in esecuzione di ordini verbali preceduti necessariamente dal suo nome, tipo “Alexa, riproduci Radio Capital!”, “Alexa, metti canzoni di Lucio Battisti!”, “Alexa, riproduci il verso degli animali” (quando vengono a trovarci i nostri nipotini) oppure “Alexa stop” quando vogliamo spegnere il dispositivo (che però, a detta di molti, ti spia anche quando è spento). L’altro giorno il mio vicino, palesemente impacciato, mi ha fermato chiedendomi se avevamo ingaggiato una donna per le pulizie. Sono stato magnanimo. Gli ho spiegato tutto senza infierire inventandomi che sì, effettivamente avevamo contattato una ucraina di nome Alexa.

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