Diario di un “sorvegliato speciale”: 15 novembre

tempo di lettura: 2 minuti

L’altra notte ho sognato che il nostro servizio sanitario nazionale già ai primi sintomi del Covid ti permetteva di prenotare telefonicamente un posto in un ospedale a tua scelta, fissando anche il giorno e l’ora del trasferimento in ambulanza. Potevi scegliere liberamente qualunque ospedale della città perché erano tutti perfettamente attrezzati. Ed infatti la scelta avveniva non tanto in funzione della rianimazione ma piuttosto dell’animazione che ti avrebbe allietato per tutta la degenza. Ma soprattutto potevi scegliere in base al menù: c’erano ospedali specializzati in pietanze di pesce, altri in carni pregiate: C’erano anche quelli con cucine etniche e mancavano solo quelli vegetariani, considerati giustamente dannosi. Tutti erano dotati di un’enoteca con i migliori vini da accoppiare alle pietanze. Mi accingevo quindi a gustare le linguine al “cuoccio” (in italiano coccio o gallinella), che avevo appena ordinato all’infermiere, un tipo sorridente che sembrava Di Maio. La carta dei vini me la porgeva direttamente il primario, tale e quale a Beppe Grillo. Proprio mentre stavo realizzando che ero ricoverato in un ospedale a cinque stelle il sogno è bruscamente svanito. Al risveglio non avevo alcun sintomo del Covid ma un robusto appetito. Dopo qualche secondo (inteso non come pietanza ma come frazione del minuto primo) mi ha scosso il drammatico confronto con la dura realtà. Qui da noi il ricovero ospedaliero devi guadagnartelo: ottenerlo è come vincere un terno al lotto. Ci vogliono sintomi seri e una degenza in ambulanza di durata imprevedibile. Tra non molto al Cotugno si entrerà solo per sorteggio: una specie di Toto Cotugno dall’esito quanto mai incerto.

Ci auguriamo quindi di non averne mai bisogno ed intensifichiamo, mia moglie ed io, l’attenzione dovuta alla puntuale assunzione dei farmaci che ci tengono, per il momento, egregiamente in vita. Ieri sera però l’ho sorpresa mentre al telefono si lamentava con uno dei nostri figli perché non le avevo ricordato di prendere la pillola delle sei. Ci sono rimasto molto male, perché un’omissione può capitare a tutti. Stamattina, non appena sveglio, mi sono precipitato a dire a mia moglie: “Non dimenticare di prendere la pillola delle sei oggi pomeriggio”. Mia moglie, che è un angelo, mi ha ringraziato per la squisita cortesia.

Il resto della giornata è filato via come sempre tra telefonate, pillole, letture e notiziari radiotelevisivi. A fine giornata però abbiamo avuto la netta sensazione che fosse mancato qualcosa. Un sabato come gli altri eppure diverso. Abbiamo ripercorso tutto il tran tran ed alla fine ci siamo convinti che l’unica differenza riguardava i notiziari. Cosa ci era mancato? Abbiamo fatto un rapido inventario. C’era tutto: i capricci di Trump, le polemiche sulla colorazione delle regioni, lo scontro permanente di De Luca contro tutti e forse questa volta anche contro De Luca. Poi alla fine ci siamo ritrovati: mancavano i risultati degli anticipi del campionato di calcio. Come è stato possibile che non ce ne accorgessimo prima? La litania dei notiziari comincia di regola con i titoli che ci danno il numero dei nuovi contagi, dei guariti, dei decessi e poi, a ruota ma non meno importanti, i risultati degli anticipi di calcio: il Milan travolge il Benevento oppure il Parma ferma la corsa del Milan. E, tra parentesi, quando il Milan vincendo “travolge” e pareggiando “viene fermato nella sua corsa”, vuol dire che quest’anno lo scudetto andrà al Milan. Se ne faccia una ragione la Juve e non si illuda più di tanto l’Inter. D’altra parte sembra anche giusto: bisogna pur ripagare i lombardi della sventura di essere amministrati da Fontana e Gallera. Comunque, fosse ancora in vita Metternich, non esiterebbe a definire l’Italia “un’espressione calcistica”.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Torna in alto