Frangiflutti

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Foto Archivio Capuano

Chi conosce il mare lo rispetta, è cauto e non osa sfidarlo ma prova ad assecondarne la forza, magari incanalandola ma mai oserebbe tentare di frenarla, di bloccarla, di annientarla. Le migliori barriere, i migliori frangiflutti sono quelli docili, scavalcabili, permeabili, perché dividono in mille rivoli la forza maestosa delle acque. Mai affrontare il mare con la logica del muro contro muro.

Gli studiosi di storia naturale, i biologi, i genetisti, i medici ci dicono da sempre che la storia del pianeta è una storia di continui rimescolamenti, di diversità che si incontrano e che si intrecciano, scambiandosi patrimoni genetici che nei tempi lunghi hanno determinato rafforzamento di specie, scomparsa di altre e la comparsa di nuove. Un processo che, se non ci fosse stato, ci vedrebbe ancora all’età della pietra o a uno stadio evolutivo fermo alle scimmie primordiali a maneggiar bastoncini per catturare formiche dalle loro tane o pietre per rompere frutti dalla crosta dura.

Gli studiosi di storia economica, gli economisti, i tecnologi ci ricordano in continuazione che senza commercio, senza circolazione di merci, di materie prime, di manufatti, di tecnologie e informazioni da un capo all’altro del mondo, i mari sarebbero ancora solcati da imbarcazioni a remi, le strade sarebbero dei viottoli attraversati da carri trainati da buoi, e ammesso che fossimo riusciti a costruire città, queste sarebbero attraversate da cloache a cielo aperto, abitate più da ratti che da persone e la popolazione mondiale sarebbe stata decimata da peste, vaiolo, colera e tante altre terribili malattie oltre che da carestie ricorrenti.

La corrente della civiltà segue le vie delle persone e delle cose e provare ad ostacolarla alzando muri e barriere è ingegneristicamente una sciocchezza. I flussi vanno assecondati, guidati, indirizzati mai provare a bloccarli.

Proprio in questi mesi l’intero mondo sta affrontando una crisi epocale e l’essere stati costretti a interrompere i traffici, la movimentazione fisica di persone e cose è stata una soluzione necessaria ma impossibile da prorogare all’infinito. Si è in attesa di una qualche soluzione vincente, il vaccino, ma tutti sappiamo che non potrà da solo essere la soluzione.

Con assurda miopia si continua ad ignorare che parte del processo interrotto coinvolge anche migliaia di disperati, di povera gente in fuga dall’orrore, economico, politico, sociale, dei lori paesi di origine, molti dei quali anche coinvolti in assurde guerre.

Si sta pensando alla riorganizzazione di aeroporti, di porti, stazioni e di tutto il sistema di trasporti di cose e persone, ma a nessuno è ancora venuto in mente che il processo migratorio non può essere ignorato e che vanno pensate soluzioni all’origine, nei punti di partenza, e in arrivo. L’Italia, l’Europa e, nel resto del mondo, tutti i paesi ricchi hanno messo in piedi soluzioni ignobili, determinando veri e propri genocidi senza però aver risolto il problema. È vergognoso che a tanti anni di distanza si continui a tener in piedi l’accordo con una parte dei signori della guerra della Libia; è di questi giorni la notizia dell’ennesima fornitura di armi e supporti tecnologici a uno dei governi libici, nonostante il fatto acclarato che le persone che giungono nei “centri di smistamento” siano torturare, violentate, saccheggiate. L’accordo con la Turchia è rimasto in piedi, così come negli Usa si continua a costruire il muro lungo il confine con il Messico. E cosi in Australia e in Nuova Zelanda si prosegue nella politica dei respingimenti e delle carcerazioni per i migranti.

In questi mesi si è vociferato di un’Italia risorta pronta alle nuove sfide. Dal nostro parziale e limitato punto di vista non abbiamo percepito nessuno scatto di orgoglio. Anzi. L’Italia è sonnacchiosa si sa, e poi d’estate ancor di più. Sta di fatto che continuano a girare sondaggi che danno la Lega di Salvini ancora al 25% con variazioni minime registrate di settimana in settimana, e tutta la combriccola del centrodestra si vanta di rappresentare, unita, la maggioranza degli italiani. I sondaggi sono esercizi e non sono né voti reali espressi e tanto meno possono essere considerati proiezioni di accordi tra partiti, tutti da verificare. Rappresentano però una verifica del livello di cultura politica, economica e sociale di un determinato gruppo. Da questi sondaggi emerge quindi una cosa: una bella fetta di italiani si è bruciata il cervello: bigotti altalenanti, razzisti e conservatori, tendenzialmente giustificazionisti nei confronti di corrotti e corruttori, di evasori e di delinquenti; disaffezionati alla partecipazione politica preferiscono affidare all’urlatore di turno tutte le loro frustrazioni da ceto medio invidioso della ricchezza degli altri che, pur di nascondere i privilegi conquistati, fa finta di essere impoverito e si trasforma in accattone pronto a protestare, sempre delegando, se si sente escluso da qualche beneficio fiscale o economico, dall’erogazione di una qualche prebenda o di qualche sussidio. Sono cose che ci dicono i dati, anche se parziali, fornitici da INPS e dalle Agenzie fiscali a proposito delle domande presentate da notai, avvocati, aziende floride, piccole e grandi, in questi mesi di chiusura produttiva.

Ma ora, come ci ricordava il nostro direttore, che si andrà a nuove elezioni, si può ricominciare come se nulla sia accaduto? Ci vuole coraggio e intelligenza. L’Italia ha bisogno di far circolare nuova linfa nelle sue vene, giovane e fresca.

Basta con il continuare ad impoverire i giovani, a mortificarli nella scuola, nell’università e nel mondo del lavoro per mantenere in vita un sistema gerarchico e sociale dato. Basta con il trattare i migranti come scarti dell’umanità. Si reclutino tanti colti e agguerriti giovani e si popolino le nostre ambasciate all’estero dove rilasciare permessi di ingresso in Italia. Si combatta così il traffico di essere umani imparando a conoscere chi decide di venire a vivere da noi e che magari possiede conoscenze, capacità e potenzialità da noi perse o poco diffuse magari prevedendo una formazione integrativa per il riconoscimento di titoli di studio già posseduti. Si organizzino regolari trasporti con i nostri traghetti. In Italia, invece di sperperare soldi in opere pubbliche inutili, si investa nei tanti borghi abbandonati, nella ristrutturazione del patrimonio edilizio pubblico oggi abbandonato al degrado e lo si adatti alle esigenze di prima accoglienza. Si costruiscano scuole, palestre, piscine. Si reclutino nuovi insegnanti, si ricostruisca una scuola di massa di qualità nella quale coinvolgere anche i nuovi cittadini, dove insegnare a pensare e a studiare oltre che a saper fare. Invece di ignorare che il lavoro in molti periodi dell’anno nelle campagne italiane è un lavoro stagionale, si organizzino strutture stabili dotate di servizi civili per accogliere i lavoratori, italiani e stranieri. Come ai tempi di un’Italia che non c’è più, si premino fiscalmente le aziende che realizzano servizi per i loro lavoratori e le loro famiglie, dalla casa alla scuola. Si favorisca la mobilità territoriale, anche dei cittadini italiani, ma con piani ordinati e programmati. Le Università facciano la loro parte. Le imprese facciano la loro parte come le cooperative e le organizzazioni sindacali.

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