Diario di un “segregato”: 12 maggio 2020

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Si va avanti con perseveranza, ma l’altra vita, quella che vivevamo prima dell’arrivo di questo ospite così sgradito da puzzare sin da subito, ci sembra sempre più un lontano ricordo. Ieri mattina, al risveglio, mia moglie mi ha raccontato di aver sognato che andavamo a un matrimonio in una chiesa piena di gente, seguito poi da un pranzo nuziale altrettanto affollato e chiassoso: baciavamo addirittura la sposa e lo sposo. Ma soprattutto mi ha confessato che prima di recarci alla cerimonia era andata dal parrucchiere, il mitico parrucchiere che vive ormai solo nei sogni delle signore. Tra non molto entrerà nei sogni di noi maschietti anche il barbiere con un sorriso sfottitore che vorrà significare: “Dotto’, ma come avete fatto a ridurvi così?”

Mia moglie mi ha poi informato che sono presente quasi sempre nei suoi sogni: sarà forse per questo che la mattina mi sveglio già stanco. Le ho chiesto se ciò mi autorizzava a definirmi ancora l’uomo dei suoi sogni. Mi ha risposto di sì, ma solo perché “rompevo” tutte le sante notti.

Sul fronte virale apprendiamo con sollievo che le cose vanno lentamente migliorando anche se i dati provenienti dalla Lombardia lasciano sempre un po’ perplessi: spesso ci dicono che il numero giornaliero dei decessi sembra ancora un po’ alto perché vi sono inclusi anche quelli non computati in precedenza. Mai che giungano notizie di senso opposto e cioè che alcuni morti sono stati conteggiati due volte: che poi sarebbero i cosiddetti “stramorti”, all’anima dei quali noi napoletani rivolgiamo una delle nostre imprecazioni più riuscite.

Abbiamo poi scoperto che l’Italia non è più, e da tempo, un paese di santi, poeti e navigatori bensì di virologi, epidemiologi, infettivologi e immunologi: ce ne sono una quantità impressionante, distribuita almeno su due sessi, che copre tra l’altro il ventaglio di tutte le possibili opinioni scientifiche. Probabilmente sono più degli operai decimati dalla crisi dell’industria in atto.

Ma mentre gli scienziati, i politici e gli stessi cittadini si arrabattano per contenere i danni alla salute ed alla vita produttiva, Vittorio Sgarbi scrive una bella lettera a Mattarella (la Repubblica del 3 maggio) nella quale lo esorta a vigilare affinché la pandemia non diventi una catastrofe per i diritti inviolabili sanciti dalla Costituzione. La sensibilità di Sgarbi per i diritti individuali della persona è nota evidentemente anche fuori dai confini nazionali perché la sua lettera viene sottoscritta anche da decine di esponenti della cultura, quali i filosofi Bernard Henry-Levy e Giulio Giorello, lo scrittore Tahar Ben Jalloun ed anche, incredibilmente, da Clint Eastwood, il regista americano noto per le sue posizioni reazionarie. Nella lettera, come se non bastasse, si cita anche una frase del premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa: “Neppure la più terribile delle dittature ha interdetto la libertà di andare e venire, e di uscire di casa …”

Ora, noi non sappiamo che idea abbia il nostro critico d’arte delle dittature: potrebbe farselo spiegare proprio da quel Clint Eastwood che, avendo votato Trump, ha rischiato di crearne una che somigliava fino a poco fa ad una farsa ma che sta, giorno per giorno, mutandosi in tragedia. Certamente una dittatura come si conviene non permetterebbe di esprimere pensieri in assoluta libertà come quasi tutti i giorni fa Sgarbi aggredendo verbalmente i malcapitati interlocutori. Ma quel che sorprende nella vicenda è l’ingenuità con la quale personaggi seri della cultura abbiano potuto sottoscrivere una nota, sia pure condivisibile in astratto, ma proposta, ahimè, da un personaggio che se ne servirà, more solito, come strumento di propaganda contro i suoi avversari politici, oggi al governo. Era questo uno dei casi in cui non bisognava guardare alla luna ma al dito che la indicava, perché quel dito schiaccerà il grilletto di un’arma puntata contro l’avversario, caricata col piombo di tutte quelle blasonate sottoscrizioni (sempre Eastwood escluso). Possibile che questi illustri firmatari ignorassero questa prospettiva? In proposito viene in mente lo scetticismo del nostro amatissimo Piero Angela nei confronti del “paranormale”. L’insofferenza di Angela alle mistificazioni che venivano somministrate al pubblico si concretizzò in un’idea tanto semplice quanto geniale. Alle “sedute” di questi presunti detentori di poteri occulti venivano spesso invitati eminenti scienziati, quasi sempre fisici ma non solo, che, non avendo intravisto alcun trucco o manipolazione, certificavano di avere effettivamente assistito ad eventi inspiegabili. Piero Angela intuì che, per quanto veri e propri luminari nei rispettivi campi, gli scienziati non avevano gli strumenti per verificare che non ci fosse inganno e concluse che agli esperimenti dovesse assistere un prestigiatore. Col suo amico James Rami, espertissimo prestigiatore, sgamò, tra gli altri, quel famoso Uri Geller che piegava i cucchiaini con le mani approfittando della distrazione indotta subdolamente nei suoi poco esperti ospiti (si veda P. Angela, “Viaggio nel mondo del paranormale”, Edizione aggiornata CICAP, 2018) e fondò poi il CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze. Ecco, per personaggi come Sgarbi occorrerebbe un organismo composto da politicanti e non da intellettuali che mettesse a nudo le vere e inconfessate finalità delle sue iniziative.

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