Innocente evasione

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Nel momento in cui si rese conto che quella condizione di cattività si sarebbe protratta a lungo, decise di evadere.

Responsabilmente, agli inizi, aveva accettato quel nuovo status facendo ricorso a una serie di espedienti per alleggerire la situazione.

Recuperata l’ipertecnologica cyclette che misurava il battito cardiaco e conteggiava il numero di calorie consumate pedalando, dopo un po’ si era accorto che, per quanti sforzi facesse e a dispetto della copiosa sudorazione, non stava andando da nessuna parte.

Passò allora allo sport passivo, sprofondando sul divano per seguire le repliche delle partite di calcio; e se i mondiali del 2006 gli fecero rivivere l’emozione del trionfo italiano in terra teutonica, lo spettacolo dei match di un campionato bruscamente interrotto lo rese malinconico sino a fargli sfiorare la depressione.

Accantonata anche l’attività sportiva indoor, si dedicò alla cura dell’aspetto.

Provò a farsi crescere la barba, regolandone forma e taglio in una quotidiana rifinitura, cui rivolgeva un’attenzione maniacale.

Ma il fastidioso attrito con la mascherina d’ordinanza, da indossare ogni volta che si recava al lavoro o andava a fare la spesa, ben presto lo fece desistere dall’irsuto proposito di dotarsi di un nuovo look.

E con l’aiuto del rasoio elettrico pose fine anche a quel maldestro tentativo di rompere gli assurdi schemi che lo intrappolavano, negandogli ogni possibile via d’uscita.

Intanto, a dispetto delle limitazioni, i capelli, ingrati, continuavano a crescere, incuranti dell’impossibilità oggettiva di far ricorso a un barbiere per restituire un aspetto meno ribelle alla sua chioma, che diventava ogni giorno più folta e sempre meno incline a essere domata dal pettine.

Tralasciata l’idea di un’acconciatura cotonata alla James Brown, alla fine dovette arrendersi alla necessità di utilizzare, almeno in casa e al riparo da sguardi indiscreti, uno di quei frontini colorati che da sempre fanno la gioia delle fanciulle: in un niente era passato dalla ricercata virilità della barba, al più femmineo degli espedienti per tenere a bada l’inarrestabile allungamento dei capelli!

Quella serie di sconfitte, inanellate in rapida sequenza, sortì l’effetto di portare a maturazione la scelta definitiva di evadere da quella prigionia in cui da giorni era intrappolata la sua mente.

Pianificò meticolosamente la strategia di fuga scegliendo con cura le mete da raggiungere; e al diavolo ogni restrizione imposta: non avrebbero tarpato anche le ali della sua fantasia!

Non stabilì un tempo preciso per portare a termine ciò che si era proposto, perché in età matura aveva imparato che più della meta conta il viaggio.

Fissò solo le tappe da percorrere e scelse con cura quelli che sarebbero stati i compagni d’avventura, ai quali affidarsi, in quella fuga che gli avrebbe restituito la libertà di sognare.

Rianimato dalla speranza ritrovata, attese che giungesse la notte e andò a letto con la stessa naturalezza di sempre. 

Quando il buio e il silenzio posero fine alla routine di un’ennesima giornata uguale alle precedenti, accese l’abat-jour sul comodino. Gli bastò un attimo per ritrovarsi subito fuori, finalmente libero, pronto a godere dell’innocente evasione che la lettura dei libri gli avrebbe dispensato notte dopo notte.

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