Il coraggio dei disperati

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Mappa della diffusione del Covid-19 alla data del 14 marzo 2020 (Fonte: Wikipedia)

Non sappiamo quando il Covid-19 terminerà la sua macabra scorribanda nei cinque continenti, ma entrare in Italia dal confine lombardo-veneto è stato comunque un gesto di grande “garbo”: avesse iniziato dalle regioni meridionali sarebbe stato un disastro ancora più terribile.

Alle prime avvisaglie dell’invasione, passata la fase iniziale di scetticismo e di sottovalutazione, tutti gli italiani – del nord, del centro e del sud – attenti al funzionamento delle istituzioni nazionali ed alla classe politica che le governa aggrottarono la fronte. Il virus trovava un Paese totalmente impreparato, guidato da un Governo debole perché sostenuto da una maggioranza precaria, provvisoria, sempre sul punto di crollare e perciò messo in mora quotidianamente da un’opposizione che definire incalzante è un eufemismo. La stessa composizione del Governo non prometteva niente di buono, piena di ministri alle prime armi. Per non parlare del presidente Conte, che nel giro di un biennio, si è esibito in ben due conversioni: prima da docente universitario a presidente incaricato e poi da premier di un governo di centrodestra a premier di un governo di centrosinistra. Insomma, è difficile immaginare un governo più “sgangherato”, se si esclude quello veramente impresentabile che lo aveva preceduto.

Ma non basta. Il virus trovava un Paese sull’orlo della recessione economica, minacciato da drammatiche vertenze di lavoro legate alla chiusura di imprese di varia dimensione e natura. Soprattutto, entrava in contatto con una società stressata da anni di crescente corruzione, frammentata in egoismi personali e di categoria e, infine, scossa da sussulti eversivi, razzisti e antisemiti spesso violenti. Si prospettava quindi uno scontro impari tra un virus micidiale ed un Paese gravemente ammalato.

Stiamo invece assistendo ad una storia molto diversa e paradossale: la consapevolezza della propria inadeguatezza e la conseguente paura di sbagliare fatalmente l’approccio all’emergenza hanno spinto verso un atteggiamento prudenziale e a scelte giuste sin dall’inizio. Il blocco degli aerei provenienti dalla Cina, epicentro del virus, prima aspramente criticato, si è poi rivelato pertinente, anche se abbiamo poi appreso che il famoso paziente “zero” sarebbe passato dalla Germania. Quest’ultima circostanza, brandita dalle opposizioni a sostegno della presunta inutilità del blocco dalla Cina, si ritorce contro di loro: cosa avrebbero obbiettato se il governo avesse optato per il blocco degli aerei provenienti da tutta l’Europa e, viceversa, cosa direbbero oggi, alla luce della disastrosa dimensione raggiunta dall’epidemia, se il Governo non avesse bloccato da subito quelli provenienti dalla Cina? Seguendo invece con attenzione l’evoluzione del contagio, il Governo sta di tempo in tempo aggiustando efficacemente la mira con qualche sbavatura comunque marginale e ben lontana dai comportamenti ondivaghi e fuorvianti messi in atto, talvolta improvvidamente (vedi fuga di notizie dalla Regione Lombardia), dalle amministrazioni regionali. Questo comportamento responsabile e prudente, ma anche coraggioso, ha paradossalmente suscitato, una volta tanto, l’apprezzamento dell’Unione Europea. Chissà che alla fine un’evenienza nefasta come il Covid-19 non diventi l’occasione per un recupero di immagine dell’Italia, per il rilancio della sua economia e magari per il ripristino del senso della comunità e del vivere civile.

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