Odio, ergo sum

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Masso inciso con la parola odio, di Peter Griffin

Riflettere fa bene. È una sorta di terapia per la mente, per l’anima. Consente di elaborare le sensazioni che, a caldo, possono avere un impatto devastante e che, invece, come si suol dire, dopo matura e attenta riflessione, vengono elaborate in tutt’altro modo. Una riflessione sulla quale vale la pena di soffermarsi in un periodo come il nostro, nel quale sembra che il sentimento prevalente che monta come un’inarrestabile onda di marea, è l’odio, che porta con sé anche una domanda: perché? Perché l’odio, come titolano alcuni organi d’informazione, è diventato un’emergenza, e perché proprio adesso? Probabilmente ogni persona riflessiva avrebbe la sua risposta, derivante oltre che dall’osservazione dei fatti, anche dal suo modo di pensare, dalla sua cultura, dalle sue inclinazioni. Ma un fatto sembra essere non disputabile, e cioè che questa “escalation” di odio che, secondo l’attuale Ministro dell’Interno, “ha bisogno di un’igiene delle parole”, sembra singolarmente coincidere – nel nostro Paese, e non solo – con la travolgente avanzata delle destre; la destra di Salvini, quella di Meloni e quella della Mussolini, e dei sempre più “sdoganati” movimenti di ultradestra come Casa Pound, Forza Nuova, Militia, Lealtà Azione; tutte formazioni accomunate da un sentire comune: l’odio. Odio per i migranti, odio per chi è di colore diverso, odio per chi ha un’altra religione, odio per chi è gay, odio per la diversità di genere, odio per la democrazia.

Per capire il clima mefitico che questa “risorgenza” delle destre sta instaurando nel nostro disastrato Paese, basta riascoltare con orecchio critico e attento le centinaia di “orazioni” del capo della Lega che, sotto la fasulla copertura di “Dio, Patria e famiglia”, grondano di violenza, di disprezzo, di esclusione, di intolleranza. L’odio è un sentimento; per esistere deve trovare un ospite, proprio come un virus o un batterio. Ma, a differenza di questi microrganismi che aggrediscono chiunque, l’odio è una patologia selettiva che attecchisce solo su individui che abbiano caratteristiche specifiche, che manchino cioè della principale difesa immunitaria chiamata comunemente “democrazia”. Questi individui, inoltre, sono tristemente afflitti da due gravi ottundimenti sensoriali; come si espresse un saggio uomo di alcuni millenni fa: “Hanno occhi ma non vedono, hanno orecchie ma non sentono” (Geremia 5,21). Ecco perché è possibile che, mentre l’attuale Ministro dell’Interno definisce l’odio “un’emergenza culturale e civile che mette in discussione le ragioni stesse del nostro stare insieme. Del patto costituzionale nato dalla resistenza antifascista e dalla mostruosità della Shoah”, la deputata Meloni possa affermare che “in Italia non c’è alcuna emergenza odio. Tanto meno razzismo”, confermando così, come scrive Carmelo Lopapa, di far parte della “destra che torna ai suoi istinti primordiali, che nega qualsiasi recrudescenza xenofoba”; e, poi, c’è un’altra ex deputata dal nome “illustre”, Alessandra Mussolini, che può accusare la senatrice Segre d’essere come la strega di Biancaneve, e di fomentare l’odio contro il fascismo, dimentica del fatto che perfino Gianfranco Fini, uomo dichiaratamente di destra, definì il fascismo “il male assoluto”, uniformandosi in questo al dettato della Costituzione italiana che, proprio in quanto “male”, ha messo il fascismo fuori legge e quindi ha autorizzato le persone perbene a considerarlo una piaga, come lo sono l’omicidio, lo stupro, l’abuso dei minori e tutti i mali frutto della malvagità umana. Ma è evidente che coloro che ragionano (!?) come Meloni, Mussolini, Salvini, Casa Pound, Forza Nuova, Lealtà Azione, sono persone che, oltre alle “patologie” che gli impediscono di vedere e udire le cose che due dei nostri sensi invece percepiscono, soffrono di un’altra grave distonia, connessa con la loro alterata percezione della realtà. Come disse un altro saggio dell’antichità, “Guai a quanti chiamano bene il male e male il bene; guai a quanti si credono sapienti e assennati per il proprio parere” (Isaia 5, 20). Si tratta dell’incapacità di distinguere il bene dal male, o addirittura di capovolgerne il significato; è, questa, l’evidente manifestazione di un grave disturbo che, alimentata da personaggi come quelli che abbiamo menzionato, sta contagiando il nostro Paese, tanto da spingere il ministro Lamorgese a spiegarcelo allarmata: “Nell’odio in cui siamo immersi c’è spesso totale assenza di pensiero. Assoluta ignoranza della storia … È come se nel gesto d’odio si riassumesse una nuova ‘normalità’, una declinazione come un’altra della cultura imperante dell’outing”.

“Assenza di pensiero” è il problema, proprio come con profonda intuizione scriveva George Orwell nel suo capolavoro, quando dice: “Tutto quello che si richiedeva era soltanto una serie infinita di vittorie sulla propria stessa memoria. ‘Controllo della realtà’ lo chiamavano: e in neolingua bispensiero”. È il bispensiero il responsabile di questo altrimenti inspiegabile ritorno di un clima che ricorda sempre di più quello dei passati regimi, che distorce la realtà e che, come dice Orwell, permette alle masse che seguono questi “cattivi maestri” di far propri gli slogan dell’odio: La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza. È questa assenza di pensiero che consente alla Mussolini di chiedere la “pacificazione” e, di conseguenza, di poter dire, senza vergognarsene, che “la democrazia consiste nel far convivere diverse culture e il rispetto di diverse storie e posizioni”, assimilando fascismo e nazismo a “culture” invece che ad aberrazioni, piaghe, orrori. Siamo difronte, è evidente, alla manifestazione di un totale analfabetismo politico e culturale, perché descrivere fascismo e nazismo come “culture diverse” e come “storie e posizioni da rispettare” è indice di una grave forma di distorsione della realtà, di una sua totale e pericolosissima sottovalutazione, che ha consentito a Forza Nuova nel 2019 di gestire a Ravenna la colonia estiva “Evita Perón”, dove a bambini dai quattro anni in su, ogni mattina le “educatrici” fanno cantare “I nostri Canti Assassini”, di Massimo Morsello, terrorista dei Nar, latitante fino alla sua morte nel 2001. Ecco, questo è ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi, e che lasciamo commentare a Paolo Berizzi: “Quando scopro che ai bimbi e ai ragazzini viene fatta cantare la canzone simbolo dell’eversione nera penso che le colonie dell’ultradestra stiano facendo un salto di qualità. In silenzio, sotto traccia. Nella nube del clima politico e sociale di questo tempo, dove sono tornati vecchi slogan e nuove parole d’ordine che raccordano al presente un passato duro a passare. L’indifferenza che c’è intorno alle iniziative che i gruppi neofascisti dedicano ai giovani è preoccupante. Perché nessuno vuole cogliere le similitudini … tra ciò che sta succedendo oggi, 75 anni dopo la fine del fascismo, e il Ventennio? Che cosa ci suggerisce l’immagine di bambini che cantano in coro il brano scritto da un fascista condannato per banda armata? … Gli ospiti delle colonie nere vanno a comando come i balilla. Si mettono sull’attenti davanti al tricolore. Patria, onore, sacrificio, orgoglio italiano. Passando dai “Canti Assassini”. La pedagogia fascista del terzo millennio”. A questo punto dovremmo aver capito dove stanno portando il Paese queste destre, ingannevolmente rappresentate, per apparire innocue, da una minuscola biondina dagli occhi azzurri, da una sanguigna “popolana” romana e da un “amicone” di bisbocce gastronomiche. E se non lo abbiamo ancora capito, allora ci meriteremo senza attenuanti ciò che disse un grande filosofo del secolo scorso, che visse pienamente il fascismo, il nazismo e il franchismo: “Chi non ricorda il passato è condannato a riviverlo”.

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