Un padre, un figlio

tempo di lettura: 2 minuti

Anche se aveva raggiunto la maggiore età, ed era un uomo ormai fatto, continuava a guardarlo con la stessa tenerezza di quando lo aveva visto la prima volta appena nato.

Mettendosi alle spalle le chiacchiere pettegole dei maldicenti e i dubbi che l’avevano tormentato fino a togliergli il sonno, l’aveva accudito negli anni della crescita occupandosi della sua educazione.

Gli aveva anche insegnato il suo stesso mestiere, del quale, come tutti gli artigiani, era molto geloso; e il ragazzo da subito si era rivelato particolarmente abile e desideroso di apprendere l’attività paterna.

Era orgoglioso di quel giovane uomo benvoluto da tutti e che gli dava tante soddisfazioni.

Era educato e premuroso, sia con lui che con la mamma alla quale era legato da un feeling particolare, di cui, sotto sotto, era sempre stato un po’ geloso.

Gli amici lo cercavano in continuazione e si notava lontano un miglio che il ragazzo avesse la stoffa del leader e fosse destinato a realizzare grandi cose; le teenagers, poi, lo guardavano estasiate, quasi adoranti.

Era sicuro che il fascino che esercitava sul gentil sesso lo dovesse a lui, che aveva sempre avuto la fama di essere un dongiovanni.

Non era però un seduttore seriale.

Pur sapendo di piacere molto alle donne, non aveva mai approfittato delle ragazze in età da marito ma si era limitato a corteggiare, ricambiato, sempre e solo le giovani vedove che non si erano risposate.

E in quel ragazzo, che così naturalmente riusciva a esercitare un fascino seducente sullo spirito degli uomini e a suscitare l’interesse delle donne, ritrovava parte di se stesso.

Del resto si trattava di suo figlio e anche se dapprincipio aveva faticato ad accettare la gravidanza, non voluta e non cercata, della giovane di cui si era innamorato al primo sguardo, non era mai venuto meno ai suoi doveri di padre e al difficile ruolo di genitore che gli era stato affidato.

Aveva accettato quella paternità per amore della donna che gli si era promessa ma non data e, pur se incinta di un altro, alla fine aveva deciso di fare da padre a quel bambino.

E non perché confortato da spiegazioni autorevoli che erano calate dall’alto a scagionare da ogni colpa l’amata Maria, ma perché quel bambino l’aveva conquistato appena nato sgranando i suoi occhioni azzurri e protendendo le braccia verso di lui. In quel momento Giuseppe, compiendo la scelta più difficile della sua vita, aveva capito che l’avrebbe amato come un figlio, suo figlio, senza chiedersi più nulla.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Torna in alto